Scontro fra le volanti, Amar Kudin e la passione per il rugby: “Lavorava la notte per giocare con noi”

Stefano D’Angelo, dirigente sportivo della Rugby Civitavecchia, ricorda Amar Kudin, rugbista e poliziotto deceduto nel tragico incidente in cui si sono scontrate due volanti della polizia: “Era un leader nato”, racconta a Fanpage.it.
A cura di Gabriel Bernard
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Amar Kudin foto di Rugby Civitavecchia/Enrico Paravani
Amar Kudin foto di Rugby Civitavecchia/Enrico Paravani

"Amar era un ragazzo straordinario per serietà e applicazione, non solo nello sport. Era un leader naturale, è diventato capitano della squadra in soli tre mesi". Le parole di Stefano D'Angelo, dirigente sportivo del Rugby Civitavecchia, sono cariche di dolore mentre ricorda il rugbista e l'uomo dietro la divisa, Amar Kudin. "Per giocare da noi cambiava i turni, sceglieva di lavorare durante la notte in modo da avere la domenica libera e, purtroppo, questo gli è stato fatale".

L'ultima volta che Stefano e la squadra avevano visto Kudin era stata domenica scorsa, durante la partita contro la squadra del Livorno. Mentre i ragazzi sono rientrati con il pullman, Amar era rientrato insieme all'allenatore in auto verso le 17:30 per prendere servizio al commissariato di Primavalle.

Quella notte Amar si trovava a bordo della Giulietta di servizio della Polizia di Stato insieme alla collega Giada G. I due si stavano recando al commissariato per l'identificazione di un fermato, sorpreso poco prima mentre tentava un furto con scasso. Intorno alle 5 del mattino del 18 novembre è avvenuto uno scontro con un'altra volante, un'Alfa Romeo Tonale con a bordo Daniele G. e Carmine D'A. L'impatto è stato fatale per il poliziotto 32enne di origine croata Amar Kudin, mentre i 3 agenti e il fermato hanno riportato gravi ferite.

La Giulietta dove si trovava Amar Kudin. Foto di Gabriel Bernard per Fanpage.it
La Giulietta dove si trovava Amar Kudin. Foto di Gabriel Bernard per Fanpage.it

Amar viene descritto come un ragazzo straordinario con una grande serietà e capacità di applicarsi, "un leader naturale" come lo definisce D'Angelo. Un aspetto notato anche dall'allenatore della squadra Umberto de Nisi che l'aveva seguito durante la sua permanenza nelle Fiamme Oro.

Questo particolare del carattere di Amar Kudin emerge nel ricordo di Stefano: "Eravamo tutti nello spogliatoio, durante una partita a Firenze. Quel giorno l'allenatore comunicò alla squadra la nomina di Amar come capitano, fu seguita da un grande applauso dei ragazzi". Poi precisa: "Eleggere un capitano in soli tre mesi è veramente tosto, nella squadra ci sono presenze storiche, ragazzi che sono cresciuti qua dentro, ma tutti all'unisono hanno deciso di accettare la sua nomina", spiega.

"La notizia della sua scomparsa è stata bruttissima, tra i suoi compagni di squadra ci sono stati grandi pianti, la tristezza era infinita" racconta commosso Stefano. Amar era amato dai suoi compagni di squadra ed era un esempio da seguire, "non aveva mai un comportamento sbagliato, mai un atteggiamento fuori posto" sottolinea il dirigente sportivo.

"Stasera [ieri ndr] tutta la squadra si vuole raccogliere al campo per ricordare Amar, con noi giocano anche ragazzi che vivono lontano, ma vogliono esserci tutti. Questo dice molto sulla sua capacità di farsi apprezzare come giocatore e come uomo".

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